Questa settimana Riccardo Fiorina ha intervistato per noi l’insegnante di yoga Sara Tramenote. Per lei l’ambiente bagno deve rispettare due caratteristiche principali, le stesse della sua sala meditazione: semplicità e pulizia. Dopo aver letto le parole di Sara vi sentirete più sereni e in armonia con il mondo, ve lo assicuriamo.
Intervista di Riccardo Fiorina
Quando ci si prepara ad un incontro con un’insegnante di yoga, viene naturale mettersi alla ricerca di quella tranquillità interiore spesso inutilmente inseguita. E poi, a lei, Sara Moriconi Ghezzi, maestra di yoga, conosciuta da tutti col nickname di Sara Tramenote, bastano le prime parole per farti capire che è tutto molto, molto più semplice di quanto sembri.
“Trovo che il palcoscenico non sia importante. Forse perché lo yoga mi ha insegnato a spogliarmi di tutto ciò che non serve o magari perché, viceversa, mi sono avvicinata anni fa a ciò che era più incline alla mia natura. E come spesso accade in questi casi, io e quest’antica pratica ci siamo nutriti e modificati a vicenda, trovando un modo d’insegnare, che lasciasse spazio alla mia parte più informale e talora addirittura dissacratoria e portando, al contempo, spazio e silenzio in luoghi ed aspetti della mia vita sino a qualche tempo fa roboanti. E allora ti dici: ok, lasciamo che sia lei a condurre. Io darò solo qualche fugace aggiustamento al volante”.
Come deve essere la tua stanza da bagno, Sara?
“Deve rispecchiare il mio essere insegnante di yoga, e quindi rispondere ad un paio di caratteristiche soltanto, le stesse che mi piace possano essere attribuite alla mia sala per la pratica e la meditazione: semplicità e pulizia. Laddove con semplicità intendo oggetti d’arredo ricondotti all’essenziale, in modo che la mente possa avere poche cose su cui poggiare e con cui distrarsi, mentre ciò che resta dev’essere utile allo scopo che ci abituiamo a perseguire quotidianamente, ovvero essere presenti al momento che si sta vivendo”.
“Un diffusore per essenze sul ripiano del lavabo, oli essenziali scelti in base alle proprietà, che ci riconducano al semplice atto di respirare anche quando ci stiamo preparando: di nuovo, mettiamo attenzione ed intensità persino in un automatismo. Una candela, per avere con noi l’energia del fuoco e poter decidere di regalarci un momento di cura di noi stessi senza l’utilizzo di luci artificiali ma andando a sentire il nostro corpo, centimetro per centimetro di pelle”.
“Avere poi a disposizione un luogo pulito, è un altro valido aiuto a non lasciarsi portare via da inutili pensieri che possono sopraggiungere riguardo la manutenzione della casa, e questo è un altro contributo ancora al raggiungimento dell’obiettivo del qui-ed-ora, che è poi fondamento di molte esperienze meditative. Senza sottovalutare inoltre il piacere che si prova e l’utilità che deriva dal camminare a piedi nudi: sentire il contatto col suolo, scalzi, per essere nuovamente richiamati al gioco di consapevolezza passando, magari, da un tappetino alla fredda ceramica.
Sanitari, pensili, pavimento e piastrelle in un tripudio di bianchi che tendano al colore della sabbia, perché voglio la luce dalle molteplici simbologie, ma anche il richiamo alla terra, al radicamento, alle origini. La doccia, spaziosa, uno sgabello al suo interno; la possibilità di lasciar scivolare via o, come spesso diciamo a lezione, lasciar andare”.
“Anche il bagno può divenire luogo in cui volersi bene regalandoci del tempo prezioso; un’occasione di ascolto, di fare le cose con lentezza e precisione, di mettere amore coccolandoci e sentendoci…
In fin dei conti: che cos’altro è lo yoga, se non questo?!”
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